Ritmi arabi

NOTE SUI PRINCIPALI RITMI ARABI – PRIMA PARTE

Seminario dei Maestri Percussionisti Jaouad Bengarehe e Fabio Berto –

ASD Planet Sport Arma di Taggia 13 dicembre 2014

 

La cultura del Medioriente attraverso lo studio del ritmo è una materia molto interessante che va alle radici stesse dell’uomo. I ritmi orientali sono numerosi e possiamo trovare uno stesso ritmo denominato diversamente a seconda della localizzazione geografica in cui ci troviamo. Lo studio del ritmo è fortemente legato ad uno strumento molto utilizzato nel mondo arabo e cioè il darbouka, che prevede una percussione digitale, dove al centro vi è la scomposizione delle dita. Si tratta di una griglia ritmica complessa che presenta notevoli combinazioni. Su una base infatti è possibile creare tutta una serie di ornamenti anche molto difficili e vari.

Al centro dello studio sul ritmo e quindi del darbouka vi è la relazione tra suono e movimento, tenendo presente che l’orecchio è il canale più importante per la comunicazione con la nostra parte interiore. E proprio le percussioni, vibrando così internamente, sono in grado di porci in contatto con la nostra essenza più primordiale. Anche la danza, così legata a questo tipo di musica e cultura, ci aiuta a dare molte interpretazioni al ritmo.

La danza orientale si muove sulla fila di alcune sonorità molte diffuse, al cui vertice sta il maqsoom che è una vera e propria madre ritmica in 4/4. Alcuni sottotipi sono il Baladi, il Fellahi, il Saidi., il Malfoof, il Masmoodi. In un ensemble orchestrale che tiene la base la darbouka può diventare elemento solista che improvvisa e che viene seguito dalla danzatrice, pure lei in coreografia improvvisata. Questo strumento riesce quindi a produrre abbellimenti e ad accompagnare la frase musicale. Del resto la bellezza della musica sta proprio nella varietà di strumenti che dialogano tra di loro, creando un’armonia ricca ed interessante.

Il Baladi ha origini egiziane legato alla campagna, significa infatti “vecchio stile” in contrapposizione all’urbanizzazione tipica dei primi del Novecento.

Il Masmoudi risale ad una piccola comunità tra il Medio Oriente e il Golfo Arabico.

Saidi è uno stile egiziano folclorico. La sua radice più tradizionale è legata ad una danza  piuttosto lenta che veniva fatta eseguire dai cavalli che con le proprie zampe dovevano marcare il ritmo. Successivamente si è legato ad uno stile di danza/combattimento maschile che avveniva tramite l’utilizzo di lunghi bastoni. L’utilizzo del bastone è passato anche nella danza femminile, tramite movenze marziali nello stile più folclorico, e con movimenti più leggeri e allegri in una versione di certo più recente ed umoristica, diciamo “occidentalizzata”, dove i bastoni sono più corti e ricchi di ornamenti.

Fellahi è una parola egiziana che significa “cultura campagnola”. Il Fellah è il contadino e quindi ci richiama ad una terminologia rurale, a cui è legata una danza folclorica e molto allegra. E’ una sorta di maqsoom molto veloce in 4/4 usato a scopo celebrativo alla fine di una giornata lavorativa di condivisione. Il ritmo risulta quasi raddoppiato con l’omissione di alcuni colpi. Capita sovente che durante una performance si passi da un maqsoom più lento al fellahi, in un crescendo del ritmo legato alla danza che man mano sale in un climax ascendente. Tuttavia il fellahi non è il ritmo più veloce in senso assoluto, ne esiste un altro con meno colpi e ancora più rapido, l’Ayoob che si conta in 2/4. E’ legato allo “zar” musica da stato di “trans” un ritmo che mescola sonorità mediorientali con contaminazioni afro. Si tratta di un ritmo che viene usato nella Settimana Santa in situazioni mistiche e in feste private per la comunicazione con il soprannaturale e per la cura di persone ammalate. Un altro ritmo simile è il Sufi diffuso in Iran Turchia ed Egitto.

L’Ayoob deriva dal nome di un profeta di cui si ricordava una memorabile pazienza. Da qui la pazienza che le persone devono avere nel momento in cui si collegano con il soprannaturale. E del resto legato alla terminologia “sufi” e “darwish” c’è il significato di particolarmente tranquillo.

Infine incontriamo il ritmo “Zafa” tipico delle feste dei matrimoni. E’ la marcia che accompagna gli sposi, in 4/4 ma piuttosto lento. Le composizioni vocali legate allo zafa trattano proprio di storie di nozze, narrazioni allegre e di buon auspicio.

© Francesca Paglieri (riproduzione vietata)