Contaminazioni: bellynesian

Trovo interessante notare come alla base della danza orientale e di quella polinesiana vi siano riti sacri, legati al culto, in particolare, della Dea Ishtar nel Vicino Oriente, e della Dea Laka alle Hawaii. Ishtar era la dea della fecondità, della terra, la Dea Madre per eccellenza. La danza aveva quindi una natura propiziatoria e le movenze si ispiravano ad elementi naturali. Successivamente la danza orientale entra a far parte della vita quotidiana, ed inizia ad essere praticata da tutti, donne, uomini, bambini e anziani.

La Dea Laka è la protettrice dei danzatori della Hula, alla quale sempre ci si rivolge prima di ogni danza. E’ la dea dell’abbondanza, delle danze ma anche dei canti. A lei vengono offerte ghirlande di fiori nei templi, denominati “halau”. Nelle scuole di hula, questi templi, simbolici  sono riproduzioni di foreste in miniatura. Questa divinità hawaiana è sposata con Lono, dio della terra e dell’agricoltura. Il mito narra che Laka fosse una giovane e bella ragazza hawaiana di cui Lono sceso in terra si innamorò, sposandola e facendola divenire anch’essa una dea. Il popolo hawaiano ha prodotto una quantità enorme di divinità, in considerazione del fatto che la loro indole è panteistica nel suo senso più stretto. Ogni cosa della natura che ci circonda, per gli hawaiani è mossa da un’anima, verso la quale ogni uomo deve nutrire un profondo rispetto. Questo credo di fondo ha permesso di concepire una società basata sull’armonia (lokahi l’unità nell’armonia) e sull’ospitalità nei confronti dell’altro e del diverso, ospitalità tanto nota quanto bistrattata, soprattutto all’epoca delle colonizzazioni e dei missionari americani che assoggettarono questo popolo piegandolo e decimandolo.

Le Hawai’i sono state ufficialmente scoperte il 18 gennaio 1778 dal capitano inglese James Cook anche se in realtà avvistamenti delle isole polinesiane vi erano già stati a metà del Cinquecento. Per gli hawaiani l’arrivo degli occidentali fu vissuto come l’avvento di una divinità  e gli stranieri furono festeggiatI. La loro ospitalità però fu ripagata spesso con la violenza e con la diffusione di malattie del tutte nuove per gli isolani come la sifilide, il vaiolo, la lebbra, la tubercolosi e così via. Tanto che il popolo fu realmente decimato.

Intorno agli anni Venti dell’Ottocento giunsero i missionari calvinisti americani che identificarono nel popolo hawaiano adoratori del demonio. Una delle prime manifestazioni che furono condannate fu ovviamente la “hula” che venne bandita. Per la popolazione polinesiana la danza era un rito sacro, antico e tradizionale, legato ai propri miti. Non capivano dunque il perché non potessero più adornarsi delle ghirlande di fiori (“lei”) o danzare o cantare. Eppure tutto divenne fuorilegge, tutto fu identificato come peccaminoso e quindi vietato. La regina Ka’ahumanu si convertì alla  religione cristiana e di conseguenze fece distruggere i templi dedicati agli dei. Dal momento in cui la danza fu bandita, alcuni membri del popolo, per mantenere viva la tradizione e il ricordo di questa coreutica, la praticarono in segreto. Dopo una decina di anni, nel 1830, il re Kamehameha III, attraverso un editto, proclamò la libertà di culto, per cui la hula non potè più essere bandita. Quelle polinesiane, così come le orientali, furono dunque vittime di una discriminazione, perché non furono concepite come un rito sacro. Eppure la religiosità attraverso la danza era comune a tutte le isole polinesiane, pur nelle differenze di esecuzione tra l’una e l’altra, unite dallo scopo di onorare gli dei.

I missionari dell’Ottocento non capirono che quei movimenti morbidi e sinuosi andavano ad imitare il fondamentale processo della procreazione celebrando la vita.

La danza polinesiana, vittima di discriminazioni, venne rivalutata e anzi celebrata anche tramite una vasta produzione filmica hollywoodiana anni Quaranta e Cinquanta.

Ultimamente poi la danza è praticata a scopi turistici per l’intrattenimento negli hotel e villaggi della zona. Non manca mai dunque di assistere a spettacoli di hula e tamurè arricchiti dagli splendidi costumi fioriti. La danza viene comunque ancora praticata a livello popolare come tradizione, anche durante particolari cerimonie come i matrimoni. Prolificano poi le scuole di danza dirette dagli insegnati detti “kahuna” che oltre a trasmettere la tecnica, si adoperano per mantenere viva la tradizione e il mito legato a questo particolare tipo di coreutica. Oggi, attraverso l’insegnamento di questa danza, i maestri desiderano trasmettere l’amore per i tempi antichi e per una filosofia di vita legata al culto e all’amore per la natura e per il creato.

Stile Bellynesian

Quando la danza orientale si unisce a quella polinesiana, si viene a creare un interessante stile ibrido che presenta elementi sia dell’una che dell’altra coreutica e in cui l’obiettivo è proporre al pubblico un movimento diverso dal solito, inaspettato. Lo scambio culturale tra queste due importanti civiltà, dà vita ad un prodotto che contiene elementi affini tra di loro per storia, tradizione e movimenti corporei, tanto che mescolare i due generi diventa quasi un processo naturale.

Le due danze hanno in comune diversi elementi di tecnica anche perché mettono in primo piano entrambe l’uso dei fianchi, delle gambe, delle braccia e delle mani, con evidenti benefici per chi li mette in atto. Entrambe le danze sono molto femminili, adatte per tonificare tutti i muscoli del corpo imparando l’isolamento del corpo e quindi aumentando la coordinazione.